pieghevole-ragusa-organ-festival-2022

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organo san giorgio modicaL’esistenza, nella quasi totalità delle Chiese delle Diocesi di Ragusa e di Noto, di organi –ora di grandi, ora di modeste dimensioni, ma tutti di eccellente fattura artigianale e dalla composizione fonica aderente allo spirito puro dell’organo italiano classico- è testimone della costante rispondenza, nel tempo, della nostra trascorsa realtà musicale al panorama generale, culturale ed umanistico; essa è testimone, altresì, del vivo desiderio di porre l’organo al centro della vita religiosa, ora nella luminosità delle celebrazioni, ora nell’intimità della preghiera.

La riconducibilità di tutti gli organi a varie ed illustri paternità –Ferdinando II Serassi (il celeberrimo Organum Maximum del Duomo di S. Giorgio a Ibla, gli splendidi strumenti della Cattedrale di S. Giovanni Battista, delle Chiese del Ss. Ecce Homo e delle Anime Sante del Purgatorio a Ragusa, della Chiesa di San Filippo a Chiaramonte), Casimiro Allieri (i pregevoli organi del Duomo di San Giorgio a Modica e delle Chiese di S. Giacomo a Ragusa Ibla e di S. Vito a Chiaramonte), Donato dal Piano (Basilica S. Giovanni a Vittoria), Fra’ Francesco Bombaci (Chiesa di S. Francesco all’Immacolata a Ibla), Michele I, Agostino e Michele II Polizzi (i magnifici organi delle Chiese di S. Pietro a Modica, di S. Maria la Nova a Scicli, di S. Biagio e della Ss. Annunziata a Comiso, di S. Maria La Nova a Chiaramonte), Francesco Andronico, Agatino Santuccio, Alessandro Giudici, Platania- configura la estrema sensibilità d’animo dei nostri predecessori, che vollero adornare le Chiese erigende con strumenti che lodassero Iddio dal più profondo dell’anima.

Ragusa Ibla Duomo San Giorgio

Le caratteristiche strutturali e foniche degli organi storici delle nostre Diocesi rispondono tutte all’impostazione costruttiva e sonora dell’organo italiano classico, in cui la ricerca di un linguaggio sonoro ora mistico, ora soave, ora possente, viene esaltata dall’impiego intelligente e dal costante perfezionamento dei registri classici e tradizionali, dall’adozione dei registri “spezzati”, delle file separate del ripieno, della tastiera unica e della pedaliera a leggio, e, infine, dall’esaltazione del classico “ripieno” italiano, diafano e sonoro.

Nel fervido panorama di riscoperta, di valorizzazione e di recupero filologico di questo unico patrimonio artistico, ben si connotano le iniziative dell’Associazione Organistica Siciliana e, soprattutto, i concerti del Festival Organistico Internazionale “Città di Ragusa” (ideato e diretto dal M° Marco D’Avola) che, nell’arco di oltre venti anni, hanno dato luogo alle interpretazioni dei più prestigiosi organisti europei ed alla crescita culturale di un meraviglioso pubblico di estimatori.

Ragusa Cattedrale San Giovanni

 

Passeggiata ideale per le vie di Ragusa, tra scenari barocchi di chiese e palazzi, alla scoperta delle numerose e fulgide testimonianze di un glorioso passalo organano

Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla… ci vuole una certa qualità dramma, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate… Ibla è città che recita con due luci, insomma. Talvolta da un podio eloquente, più spesso a fior di labbra,’ in sordina, conte conviene a una terra che indossa il’suo barocco col ritegno d’unù dama antica…”

Con queste parole Gesualdo Bufatino esprimeva lo stupore e la suggestione che coglie il visitatore nell’accostarsi alla Ragusa barocca, perdendosi per i suoi vicoli e i chiassi. Ed è lì che si aprono d’improvviso gli scenari barocchi di palazzi e splendide chiese, al cui interno è custodito un piccolo, grande tesòro fatto di macchine sonore. Sono questi gli organi storici di Ragusa – ora di grandi, ora di modeste dimensioni, ma tutti di eccellente fattura artigianale e dalla composizione fònica aderente allo spirito pure dell’òrgano italiano Classico — testimòni della costante rispondenza della trascorsa realtà musicale ragusana al panorama culturale generale: testimoni, altresì, della sensibilità artistica dei casati nobiliari come delle altre categorie sociali – che si impegnarono in una affascinante competizione tesa alla ricostruzione, nello stile barocco, delle chiese iblee, distrutte dal terribile terremoto che, sul finire dèi XVII secolo, sconvolse la Val di Noto – nonché dèi vivo desiderio di porte T òrgano al centro della vita religiosa e tradizionale.

La riconducibilità di tutti gli organi a varie ed illustri paternità – fra cui i Serassi (che proprio a Modica – perla del barocco ibleo – stabilirono quella Succursale che, dopo la scissione del 1870, proseguirà l’attività della “Imperiale Regia Fabbrica Privilegiata” con Ferdinando Serassi II e T Alberi), Casimiro Allieti, i Po- lizzi, Alessandro Giudici, Gaudenzio Giummarra – configura la sensibilità dei nostri predecessori, nonché stimolo alla valorizzazione per gh attuati Amministratori.

A tale riguardo, infatti, l’Amministrazione Comunale di Ragusa, con la legge speciale 61/81, ha intrapreso il restauro dell’intero patrimonio organa- rio conservato nelle Chiese cittadine (caso pressocché unico in Sicilia); la Regione Sicilia, dal canto suo, con la legge regionale 44/85 ha contribuito e contribuisce anch’essa a quest’opera di recupero, restaurando un buon numero di strumenti storici in altri Centri della Provincia di Ragusa. Tali provvedimenti legislativi hanno già ottenuto consistenti risultati, sicché ben dieci organi di Ragusa e sei della Provincia sono stati già totalmente restaurati-; per sei altri strumenti di Ragusa ed altrettanti della Provincia si prospetta la prossima apertura dei cantieri. In lnìéa con gli attuali criteri di intervento a livello nazionale, i citati interventi legislativi hanno riguardato e riguardano esclusivamente il restàuro “filologico” di strumenti storici, mirando al migliore recupero possibile della funzionalità degli stessi, nel pieno rispetto del progetto originario degli Autori.

Per scoprire il patrimonio organarlo di Ragusa. faremo una passeggiata ideale tra le vie che si inerpicano sui due costoni rocciosi, emergenti fra due rigogliose vallate scavate nel mezzo dell’altopiano dei Monti Iblei, su cui sono adagiate, senza soluzione di continuità, più in basso Ibla (la Ragusà barocca di oggi, abitata dai Siculi già nel XDI secolo a.C., colonizzata dai Greci agli inizi del VE secolo a.C., passata ai Romani sul finire del HI secolo a.C. fino al V secolo d.C. e ai Bizantini fino al IX secolo, quindi agli Arabi fino all’XI secolo, ai Nòrman- no-Svevi fino al XIII secolo, agli Angioini, agli Aragonesi fino alla metà del XVII secolo e, infine, agli Spagnoli fino al 1860) e, più in alto, la città di Ragusa, sorta dopo il sisma del 1693 é sviluppatasi fino ai nostri giorni.

Il nostro percorso prende avvio dal Giardino Ibleo in cui, fra palmizi e fiori, sono incastonate la Chiesa di S. Agata, con annesso l’antico Convento dei Cappuccini, che custodisce un Michele Polizzi sr. del 1899, ad un manuale di 49 note c pedaliera diritta, 8 registri, restaurato dalla Ditta G.  Pedrini nel 1996, e la GfiiesadiSan Giacomo, con il suo” Altieri del 1888, ad un manuale e pedaliera a leggìo, 18 registri, restaurato dalla Ditta Tamburini nel 1993; appena fuori il Giardino incontriamo la Chiesa di San Tommaso, con il suo Michele Polissi sr. del 1909, ad un manuale’rii’49 note e pedaliera diri tta,/9 registri, ampliato dal nipóte Michele Polissi jr. nel 1965 e restaurato dalla Ditta G; Pedrini nel 1995; poco distante la Chiesa di S. Francesco aH’Immacolata, al cui intèrno troviamo un Fra’ Francesco Bombaci del 1704, ad un manuale di 45 note con prima ottava corta e pedaliera siciliana, 8 registri, restaurato dalla Ditta Tamburini nel 1995; riprendendo la via che conduce al cuore di Ibla troviamo la Chiesa di S. Maria

Maddalena, con un organo di Gaudenzio Giummarra del 1924, ad un manuale di 49 note è pedaliera a leggìo, 10 registri; poco più in su si erge la deliziosa Chiesa di San Giuseppe, con annesso il Monastero delle Suore Benedettine, con un organo del Puglisi della seconda metà del XVIII selcialo, ad un manuale di 45 note con prima ottava corta e pedaliera siciliana, 10 registri,^restaurato da Leonardo Berretti nel 1996; un breve tragitto disegnato tra i palazzi conduce finalmente alla bellissima Piazza Duomo, sui cui lati si affacciano le più belle dimore patrizie e, srd fondo, troneggia lo splendido Duomo barocco di San Giorgio, capolavoro dell’ architetto Rosario Gagliardi; al suo interno è custodito il grandioso “Organum Maximum” Serassi del 1881 (n° 833), inaugurato da Vincenzo Antonio Petrali il 14 marzo 1882, a tre manuali e pedaliera a leggìo, 73 registri (vedi scheda):- si tratta, per dirla con Corrado Moretti, “dell’opera più grandiosa dei Fratelli Serassi, caratterizzata dalla bellezza dei timbri, dalla varietà delle voci, dalla buona qualità dei materiali e da una pregevole lavorazione” (cfr. “L’organo italiano”), restaurato una prima volta dai F.lli Pòlizzi nel 1941e, quindi, dai Fili Ruffatti nel 1982: l’organo si appresta adesso ad un nuovo, consistente intervento di restauro.

Poco distante dalla Piazza Duòmo troviamo la Chiesa dì S. Teresa, con un Atlieri- Giummarra del 1892, ad un manuale di 61 note e pedaliera a leggjo, 13 registri. Lasciando il cuore barocco di Ibla, iniziamo la salita vèrso la Città nuova: ecco la Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, con un bellissimo Serassi-Allieri del 1880, a due manuali e pedaliera a leggìo, 42 registri, prossimo al restauro affidato alla Ditta “Arte Qrganaria” di Antonio Bovelacci; poco distante, la Chiesa, di S. Filippo Neri, con un organo dei Fili Polissi del 1910, ad un manuale di 54 note e. pedaliera diritta, 6 registri, restaurato dalla Ditta G. Pedrini nel 1995. Una sinuosa scalinata si inerpica costeggiata da palazzi barocchi ed umili case, quasi un presepe a cielo aperto: qui, a fianco del Palazzo deila Cancelleria Vecchia; s’innalza la Chiesa del- l’Itria, con il suo Andronico della prima metà del XIX secolo, ad un manuale di 49 note e pedaliera a leggìo, 9 registri, trasformato da Gaudenzio Giummaira agli inizi del XX sècolo e restaurato dalla Ditta G. Pedrini nel 1995; più su, in dina alla scalinata – da cui si osserva Una meravigliosa veduta di Ibla circondata dalle montagne – si erge la suggestiva Chiesa di S. Maria delle Scale (che conserva due altari della chiesa antecedente il terremoto), con il suo Agatino Santuc- cio della Seconda metà del XVffl secolo, ad un manuale di 45 note con prima ottava corta e pedaliera siciliana, 8 registri, restaurato da L. Peiretti nel 1997. Poco sopra, fra palazzi ottocenteschi e degli inizi del XX secolo, raggiungiamo il cuore della Ragusa “nuova”, con ia splèndida Cattedrale barocca di San Giovanni Battista, al cui intèrno troviamo il Serassi del 1857 (n° 641), ampliato da Tamburini nel 1968, a tre manuali e pedaliera concavo-radiale, trasmissione elettrica, 63 registri; ì due manuali e la pedaliera a leggìo

nrca, sono comunque conservati è funzionanti nella consolle a finèstra dell’epoca, cosi come è possibile ammirare, trasferita .in controfàcdata, la meravigliósa cassa originale, oggi monumento nazionale. Strila piazza della Cattedrale si affaccia la Chiesa di Maria Ss. Addolorata, con un Platanìa della metà del XIX secolo ad un manuale di 49 note e pedaliera a leggìo, 15 registri. Siamo nel vivo cèntro della Città, pulsante di vita ad ogni oraria un breve raggio troviamo: la Chiesa del Ss. Ecce Homo, che custodisce un bellissimo Se fossi (tei 1857 (n° 643), ad un manuale di 58 notè e pedaliera a leggìo, TI registri, restaurato da Antonio Bove- lacci nel 1998; la Chiesa del Ss. Salvatore, con il suo Serassi del 1893, ampliato da Tamburini nel 1970, amie manuali e pèda- liera concavo-radiale a trasmissione elettrica, 22 registri; la Chiesa di S. Francesco di Paiola’ con un organo di anonimo della ‘

metà del XIX secolo, ad un manuale di 45 note con prima ottava corta e pedaliera siciliana, 7 registri, restaurato dalla Ditta Tamburini nel 1995; oltrepassando, infine, il ‘Ponte Vecchio” – fatto costruire dai Frati Cappuccini alla metà del XIX secolo per superare la valle che separa il vecchio centro storico dal quartiere sviluppatosi; poi nella seconda metà del XIX secolo – troviamo la Chiesa di S. Francesco d’Assisi, che custodisce un organo dei F.lli Polizzi del 1908, ad un manuale di 61 note e pedaliera diritta, 7 registri, revisionato da Antonio Bovelacci nel 1997.

Il futuro degli organi ragusani lascia ben sperare, in termini di restauro e di conservazione, grazie anche alla presenza in loco della Bottega del maestro Antonio Bovelaoci, che continua con grande sensibilità e passione la tradizione organarla che fu dei Polizzi (di cui è stato allievo ed erede) e dell’Allieti, lavorando nei loro storici locali di Modica Alta ed utilizzandone spesso le attrezzature originati. H desiderio di recuperare e valorizzare questo straordinario patrimonio artistico e musicale, insieme ad un rinnovato e crescente interesse del pubblico verso l’organo e la sua letteratura, hanno posto le basi per il consolidarsi di una tradizione di concerti d’organo, culminata nella istituzione del Festival Organistico Intemazionale “Città di Ragusa”, prossimo alla decima edizione, organizzato dall’Assessorato alle Attività Culturali e Beni Culturali, della Città di Ragusa e dal- l’AGI.MUS. Il Festival, grazie alla partecipazione di rinomati artisti europei, ha contribuito largamente ad accelerare il progetto di restauro del patrimonio organarlo e a diffondere un’immagine autentica e raffinato della Provincia di Ragusa e della Sicilia che, nei secoli, ha mantenuto intatto la sua identità storica ed artistica.