Una manifestazione stabile

Intervista a Marco D’Avola, direttore artistico del Festival Organistico Intemazionale “Città di Ragusa”.

Come è nata l’idea del Festival Organistico Internazionale “Città di Ragusà”?

Già agli inizi degli anni ’80 il restauro dell’ “Organum Maximum” Serassi del Duomo di San Giorgio in Ragusa Ibla e la revisione di alcuni strumenti eseguita dall’ultimo erede della Casa Organarla Polizzi avevano suscitato un notevole interesse intorno all’organo ed alle sue potenzialità al di là del campo meramente liturgico. A seguito dei concerti tenuti da W. van de Poi, A. Sacchetti e O. Jantchenko in occasione del Concorso Intemazionale di Interpretazione organistica da me organizzato nel 1990, accolti con favore dal pubblico ragusano, decisi di dar vita ad una manifestazione stabile, volto a soddisfare il crescente interesse del pubblico e a stimolare il progetto di restauro degli organi storici già intrapreso dell’Amministrazione Comunale. Da allora il Festival è cresciuto, anno dopo anno, grazie al contributo dei musicisti invitati e supportato da una intelligente volontà politica e da un pubblico sempre più folto e preparato.

Il patrimonio organano di Ragusa è sicuramente molto ricco: quanto ha condizionato le vostre scelte?

La ricchezza e la bellezza del nostro patrimonio organano, fra cui alcuni gioielli dell’or- ganaria lombarda e siciliana, hanno costituito V humus ideale su cui impiantare una manifestazione varia ed articolata. Questa ricchezza ha condizionato non poco le nostre scelte in maniera positiva e costruttiva: i concerti, infatti, si tengono su vari organi, diversi per epoca di costruzione, dimensioni e caratteristiche timbriche. Di conseguenza, l’invito rivolto a concertisti “specializzati” nell’esecuzione su organi ora settecenteschi, ora ottocenteschi, ora sinfonici, nonché la proposizione di programmi musicali “propri” dei vari organi, hanno offerto al pubblico una panoramica assai ampia della letteratura organistica di tutti i tempi, educandolo a percepirne le caratteristiche storiche ed estetiche, nonché ad assaporare gli a- spetti peculiari ed il fascino dei repertori di ogni epoca.

La disponibilità ad aprirsi verso l’esterno è una caratteristica storica della cultura siciliana; in questo senso il respiro internazionale del festival è pienamente in sintonia con una lunga tradizione, Ritiene che questo sia importante nel rapporto con la città?

La cultura e la vita siciliana sono indissolubilmente legate alle dominazioni straniere che ne hanno costellato la storia e che hanno portato a radicali integrazioni di civiltà eterogenee e disparate.. In questo sen- . SO è da ravvisarsi una grande. . apertura al confronto ed alla assimilazione di contenuti di matrice internazionale. In questa prospettiva, il respiro internazionale del festival non risponde ad una esigenza di mera “qualificazione” ma. piuttosto, ad una reale esigenza di confronto, di crescita e di acquisizione, di modelli nuov i e peculiari di culiure differenti. Si è creato, nel tempo, un bellissimo rapporto, tacito ma sentito, di “interscambio” tra gli artisti ed il pubblico, per cui gli uni e gli altri sono usciti arricchiti dopo ogni concerto: il pubblico ha dimostrato di percepire ed apprezzare il carattere e le sfumature “nazionali” insite nelle interpretazioni dei vari musicisti e questi, dal canto loro, hanno sperimentato un rapporto quasi “personale” con il pubblico, assaporando inoltre gli aspetti migliori della tradizionale ospitalità iblea, li Festival, insomma, si è ormai saldamente radicato nella cultura e nel tessuto sociale della città, costituendone uno dei momenti più attesi e significativi, .

Il festival ha portato ad una maggiore attenzione verso il patrimonio organarlo storico? E ha già prodotto iniziative positive?

Il pubblico ibleo, sin dall’inizio, ha dimostrato uno spiccato interesse ed una sempre maggiore attenzione nei confronti dell’organo: per soddisfare questa esigenza di conoscenza e di approfondimento, in occasione del festival vengono organizzate mostre fotografiche, conferenze e visite guidate alla Bottega organarla di Antonio Bovelacci. Anche hi stampa e le emittenti regionali hanno dimostrato molta sensibilità, contribuendo largamente alla affermazione e diffusione di questa coscienza storica ed artistica. Con queste premesse, il festival non potè va non costituire una solida conferma del progetto genera le di restauro degli organi sto rici intrapreso dall’Amministrazione Comunale, stimolandone l’efficacia e rellelli- va applicazione. Nel corso di questi ultimi anni, infatti, si è provveduto a restaurare ed a predisporre piani di intervento e ili manutenzione per gli organi storici della Città: al termine del restauro, gli strumenti vengono inseriti nel calendario del Festival.

Maestro D’Avola, lei è anche, un compositore: in questi anni avete proposto iniziative destinate alla produzione organistica contemporanea? Avendo dedicato larga parte della mia attività musicale alla composizione per organo (organo solo, ottoni e organo, organo e orchestra), ho rilevato come esso possa ancora offrire ai compositori innumerevor. li possibilità di espressione: abbiamo dùnque pensato di invitare, ogni anno, uno dei più noti compositori italiani a comporre un’opera nuova, da tenere a battesimo in occasione del festival. L’invito è stato accettato con vivo interesse e sono nate alcune composizioni di particolare rilievo; il pubblico, dal canto suo, ha seguito con attenzione le prime esecuzioni. Si tratta forse di un progetto ambizioso, ma ci auguriamo che il seme gettato nel campo della composizione . contemporanea possa stimolare i compositori italiani a riappropriarsi di quella dignità che appartiene loro dai tempi di Frescobaldi.

Quali sono i vostri propositi per il futuro?

I nostri propositi sono espressi, in nuce, in quanto detto Fino ad ora, e possono essenzialmente ricondursi: all’esi-. genza primaria di portare a terniine il progetto di restauro di tutti gli organi storici di Ragusa e di assicurare agli stessi un piano stabile di manutenzione ordinaria, che consenta loro di mantenersi nelle condizioni ottimali in tempi successivi al restauro; estendere e concretizzare il progetto di restauro degli splendidi organi custoditi negli altri Centri della Provincia, che spaziano dagli inizi del XVIII secolo (fra cui il Donata del Piano di Vittoria), a tutto il XIX secolo (fra cui i Serassi e gli Allieti di Modica – in particolare il grandioso strumento a 4 manuali e 80 registri del Duomo di San Giorgio – e Chiara- monte Gulfi, YAndmnico e il Platanìa di Ispica), fino alla metà del XX secolo (fra cui i pregevoli e, in alcuni casi, monumentali Poliizi sparsi in tutta la Provincia); allargare lo spettro di azione del Festival Organistico di Ragusa all’intera Provincia, portando alla ribalta dei concerti gli strumenti sopra citati e coinvolgendo un bacino di ascoltatori molto più ampio; fare sì che gli organi storici possano costituire un capitolo importante della promozione culturale é turistica della Provincia a livello intemazionale.

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