Arturo Sacchetti, Direttore, organista, musicologo, Direttore Artistico di Radio Vaticana
Quella del nostro tempo non è certo epoca favorevole alla ricerca del sentimento e della espressione, almeno intesi come libera scelta creativa deirartista, indipendentemente da mode o da facili suggestioni di comodo. Desta stupore e sorpresa il constatare che, dopo anni di ubriacature compositive e di facili entusiasmi, vedano la luce opere sorrette da profondi convincimenti e motivate nel loro essere. Marco D’Avola, nel panorama enigmatico della vita musicale italiana, ove il mondo delle giovani promesse vive momenti stanchi ed impersonali, costituisce un fenomeno a sè. È una voce, la sua, che proviene dalla terra di Sicilia, ricca di palpiti e di bagliori artistici, vergine di fenomeni d’arte «alla moda». La sua creatività, intrisa delle problematiche linguistiche del nostro tempo, ma che profuma di gesti inventivi rivissuti del passato, è l’espressione di una potenzialità a dire musicalmente senza condizionamenti, senza pudori, nell’assoluta libertà di essere protagonista. La composizione costituisce un atto di fede del musicista nell’aspetto creativo, inteso nella sua verginità primordiale, oasi favorevole per manifestare la propria personalità. Nel «Concerto per organo ed orchestra» sono riunite le esperienze europee otto- novecentesche nella trattazione della rara forma. In questa sede è superfluo indagare circa le ragioni che hanno determinato il relativo interesse dei compositori per questa struttura; è indubbio che l’organo e la massa orchestrale sono veicoli espressivi mastodontici e la loro coesistenza comporta complessi problemi compositivi. Marco D’Avola non ha ceduto alla tentazione di affidare all’organo il ruolo egemonico del discorso: ha posto «il re degli strumenti» dinnanzi all’orchestra distribuendo equamente i ruoli. Unica eccezione la vertiginosa cadenza, satura di virtuosismo non fine a se stesso, incastonata con equilibrio nel quarto movimento. In quest’opera, Marco D’Avola, giovane musicista colto e raffinato, offre la sua fede nel «fantasticare musicale», libero, estroverso, illuminato dalla gioia di esprimere. È un cantore appassionato, esponente di una scuola di artisti che il fertile suolo siciliano ha prodotto a testimonianza dei suoi retaggi classici.
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